Questa era una pièce teatrale scritta per un amico attore che voleva impersonare
una prostituta, mai andato inscena ovviamente e quindi eccolo qui.
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"Buonasera, mi
chiamo ValeriaH, con l’acca finale, ad essere sincera il mio vero nome è
Giuseppina, ma non è molto sexy, così l’ho cambiato. Come potete vedere sono un
fantasma, sono il fantasma di una prostituta e vi ruberò soltanto cinque minuti.
Sono morta, sono morta mentre lavoravo, lui è arrivato, sono salita e non mi ha
più riportata indietro. Ma a nessuno interessa della morte di una prostituta,
forse non interessa neppure a me. Non facevo la vita perché mi ci hanno
costretta, l’ho scelto, si l’ho scelto io. Quando avevo diciassette anni mi sono
innamorata, lui era bello come il sole e fare l’amore era come toccare il cielo.
Finchè non rimasi incinta. Lui sparì, si volatilizzò come la neve al sole, di
lui non ho più saputo niente, non so neppure se sia ancora vivo. Quando lo dissi
a mamma scoppiò un putiferio. Mamma e papà sono delle brave persone, papà lavora
in comune e mamma fa la casalinga, vanno a messa tutte le domeniche e le feste
comandate e quando hanno scoperto che aspettavo un bambino senza essere sposata,
hanno fatto quello che fanno le persone come loro, hanno rimosso il problema. Da
un giorno all’altro sono rimasta senza una casa, senza una mamma e senza un papà
e con il pancione che continuava a crescere. Andai allora a stare da zia
Ermelinda che abitava in un’altra città. Zia Ermelinda era zitella, perché tutti
hanno una zia zitella, lei mi accolse e mi accudì. Non era gentile, anzi a volte
era brusca e sgarbata, ma andava bene così. Quando nacque il bambino, una
signora venne a trovarmi, “sono dei servizi sociali” disse e me lo portò via.
Portò via il mio bambino prima ancora che potessi dargli un nome, perché non
avevo un lavoro e non avevo una casa. E’ per il suo bene disse zia Ermelinda ma
a me non sembrava. Piangevo, piangevo giorno e notte e ad un certo punto mi
stancai di piangere, presi le mie poche cose e me ne andai. Feci la barbona per
un po’, poi entrai in un centro sociale, sapete quei posti dove tutti parlano di
politica, ma a me la politica non è mai interessata e non sapevo mai cosa dire,
però mi permettevano di dormire lì, in quella fabbrica abbandonata che loro
avevano occupato e mi davano anche qualche soldo per appiccicare manifesti sui
muri, quelli che nessuno legge e che i bambini strappano via per divertimento.
Il mio primo cliente fu un salumiere. Vicino al centro sociale c’era un
alimentari, ogni volta che andavo lì a prendere qualcosa da mangiare il
salumerie mi faceva dei larghi sorrisi e ammiccava con le sopracciglia, perché
gli uomini quando vogliono quella cosa lì ammiccano sempre con le sopracciglia.
Un giorno mi disse che se fossi stato con lui mi avrebbe dato dieci mila lire,
si perché all’epoca c’erano ancora le lire. Caspita erano tante diecimila lire,
non le avevo mai avute in tutta la mia vita, così accettai. Chiuse il negozio e
andammo nel retro. Mi accorsi però di una cosa, mentre lui si muoveva non
provavo niente, non era come con lui, quell’altro, il padre del mio bambino.
Allora cominciai a fingere e finsi così bene che invece di dieci mila lire me ne
diede venti. Il secondo cliente non lo ricordo, non si ricordano mai i secondi,
ma so che ritornano, tornò il salumiere, il secondo cliente ed anche il terzo,
il quarto… Con i primi soldi affittai un appartamento, ma a vedere quel via vai
di uomini, le brave donne del caseggiato preoccupate per la virtù dei loro
mariti si sollevarono e convinsero il padrone di casa a cacciarmi. Povere donne,
non sanno che i loro mariti, la virtù non l’hanno mai avuta. Trovai un’altra
casa, ma anche lì fu lo stesso, allora feci come molte mie colleghe, mi trovai
un angolino lungo la strada. I peggiori con noi prostitute però non sono le
donne, che poverine, le capisco anche, i peggiori sono quelli che io chiamo
mammaepapà tutto attaccato. Sono quegli uomini che tu li vedi, irreprensibili,
senza una macchia, son sempre lì in prima fila nelle funzioni, pronti a fare la
carità e ad aiutare il prossimo … di giorno. La notte invece, la notte vengono a
cercarci per soddisfare le loro fantasie e pur di soddisfarle sono disposti a
pagare il doppio, il triplo, il quadruplo, perché le loro fantasie sono le
peggiori, nessuno di voi, lo so, nemmeno si immagina queste fantasie. Poi di
giorno però puntano il dito 'E’ una prostituta, una peccatrice.' Di giorno ti manderebbero al rogo, di notte … di notte con
loro capisci cos’è l’inferno. Quando lui è morto, quello che mi ha uccisa
intendo, io c’ero, ero lì, io fantasma intendo. Quante lacrime, quanti pianti e
quanta gente c’era al suo funerale, la chiesa era talmente piena che alcuni
dovettero stare fuori e tutti a dire che se ne vanno sempre i migliori. Sapete
quante persone c’erano al mio funerale? Cinque. C’era la DeboraH con l’acca
finale, la JessicaH con l’acca finale, la MariaH con l’acca finale, la LuciaH
con l’acca finale … e zia Ermelinda senza acca finale. Sulla mia tomba non ci
sono fiori, ci sono quei mazzetti di plastica ormai sbiaditi dal tempo e nessuno
viene mai a trovarmi. La sua tomba invece è un tripudio di petali e colori e
quando la gente ci passa davanti sospira e dice che era un brav’uomo, allora a
me scappa un porco, perché anche noi fantasmi ci incazziamo. Ecco, a voi, voi
che siete brave persone non come quelli là fuori, io vi chiedo quando andate in
un cimitero e vedete una tomba senza fiori, lasciatene uno, uno solo, non vi
chiedo tanto. Buonasera."
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