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Avventure ai Caraibi

 

 


Dopo trent’anni è giunto il momento di raccontare le mie avventure a Santo Domingo.

Avevo un collega con un fratello che stava sull’isola caraibica con la moglie e i figli e un’estate mi convinse ad andarci ospite del fratello.

Quando qualcuno ti invita ai Caraibi che fai, dici no? Sia mai.

Quindi fai il passaporto, prenoti il volo e parti.

Due ragazzi, sani, con gli ormoni al posto giusto, il sole, il mare, le palme, tutto faceva presupporre ad una vacanza da sogno.

Non è stato propriamente un sogno, neppure un incubo sia chiaro, diciamo un sonno agitato.

Arriviamo a Santo Domingo che è sera tardi e dato che la casa del fratello è distante dall’aeroporto facciamo tappa da un amico a cenare per poi raggiungere finalmente l’abitazione.

Vista l’ora tarda appena arriviamo andiamo a dormire nella nostra camera che stava di fianco alla cucina.

Il mattino verso mezzogiorno vengo svegliato da alcune voci concitate, mi alzo, apro la porta della camera e davanti al naso mi vedo passare l’acqua della pasta. Richiudo la porta torno a letto e aspetto che si svegli il mio amico.

Quando finalmente si sveglia, raggiungiamo il resto della famiglia e dai musi lunghi deduciamo, qualora ce ne fosse stato bisogno, che c’era stato un alterco. Io comunque non dico niente, guardandomi bene dall’accennare all’acqua, in fin dei conti non erano affari miei e li avrei solo messi in imbarazzo.

Com’è d’uso facciamo il tour della casa, ci mostrano il piano superiore dove ci stanno le camere dei figli, la piscina, il garage … il garage … il garage … dove oltre ad un SUV ci stava anche una berlina bianca, un’auto americana, non saprei definire il modello, ciò che so è che quest’auto aveva una peculiarità, una fiancata completamente crivellata. Lì ho cominciato a pormi qualche domanda, perché va bene che siamo in un altro continente, ma non mi risulta che a Santo Domingo sia usanza avere auto con siffatta carrozzeria.

Santo Domingo è un posto strano, vi è l’estrema ricchezza e l’estrema povertà, puoi trovare ville maestose e fuori dalle mura catapecchie con il pavimento in terra battuta.

Le strade sono fantastiche, certe buche che non avete idea, se ci finisci dentro non ci esci e un parco auto variegato che va dalla Ferrari a catorci che stanno insieme col filo di ferro, una volta durante un temporale vidi un tizio che con il braccio fuori dal finestrino azionava i tergicristalli legati ad una corda.

Nelle settimane successive i litigi fra marito e moglie non cessano, un giorno litigano più pesantemente del solito, il fratello del mio amico prende l’auto e se ne va. La sera non torna, il giorno dopo non torna, quello successivo neppure, come Cristo, senza offesa, rientra il terzo giorno, ma perché è il compleanno della figlia. Nel frattempo ho fatto presente al mio amico che vista la situazione sarebbe stato meglio andare in albergo, ma lui tituba, non vuole offendere il fratello scomparso.

Alla fine lo convinco e il fratello è d’accordo con me, anzi aggiunge che vista la situazione se non andavamo giù era meglio. Come far sentire l’ospite a casa sua.

C’è però un problema, il mare è lontano rispetto a dove stavamo, ma il fratello ci trova un alberghetto a Bocachica, luogo dove pare sia di casa.

Arriviamo in hotel, depositiamo i bagagli e andiamo in spiaggia dove un suo amico gestisce un chiosco e prepara una caipiriña assolutamente fantastica, non ne ho mai più bevuta una così buona.

Poi il fratello torna a casa e noi restiamo soli.

Le giornate passano tranquille anche se il mio amico è preoccupato per il fratello. La sera andiamo in un locale poco distante dall’hotel dove la prima sera una ragazza mi ha edotto circa la situazione, lei era la tenutaria delle “dipendenti” del fratello, che a quel punto scoprii faceva il magnaccio, il pappone o come lo volete chiamare e mi venne pure il dubbio che facesse anche il rappresentante di sostanze non proprio legali, ma era solo un dubbio badate bene.

Qui è obbligo una digressione. Il mio collega stravedeva per il fratello, lo teneva su un palmo di mano, ne ignoro il motivo, essendo figlio unico anche se ho un fratello, ma questa è un’altra storia. Ignorando le dinamiche tra fratelli ancora adesso mi chiedo come non si sia accorto della situazione, evidentemente, come accade spesso in famiglia, si vede solo ciò che si vuol vedere.

Comunque sia, questa ragazza, che mi ha affascinato sin da subito, lo ammetto, ci tranquillizza dicendo che nessuno ci avrebbe derubati o fatto di peggio.

Anche stavolta la premessa fu errata.

Qualche giorno dopo, mentre raggiungevamo il locale, il mio amico si mette a litigare con un tizio poco raccomandabile, per lo meno così mi sembrava. Non ricordo per quale motivo, forse si erano urtati o qualcosa del genere, una sciocchezza insomma. Comunque sia, dopo le prime battute prendo il mio amico e lo trascino via, Tutto finisce lì, per il momento.

Qualche sera dopo, mentre siamo tranquilli a berci una birra, la Presidente per la precisione, la birra più bevuta a Santo Domingo, in uno dei rari momenti in cui non eravamo circondati da ragazze, vedo da lontano una che si avvicina, talmente brutta, ma talmente brutta che dissi subito al mio amico di non attaccarci bottone. Lui invece che fa? Ci attacca bottone e più parlano più a me questa tipa non piace. Ad un certo punto mi chiede che lavoro facessi e gli rispondo che facevo il giornalista, palla colossale, il mio lavoro neppure si avvicinava al giornalismo, ma non volevo fornire dati personali perché in lei c’era qualcosa che non mi ispirava fiducia.

Dopo un po’ se ne va e noi torniamo in albergo.

Il mattino successivo veniamo svegliati da colpi sulla porta, il mio amico si alza va ad aprire e si trova davanti lo scorfano che voleva essere pagata perché sosteneva di avere passato la notte con lui, cosa non vera, ne sono testimone visto che il mio compagno di vacanza dormiva nel letto a fianco. Il mio amico la manda a cagare e a quel punto comincia il casino, lei inizia ad urlare, lui inizia ad urlare, un bordello che non finisce più. Vista la confusione sale la proprietaria dell’albergo che scaccia la ragazza e per pararsi il culo, visto che è lampante che l’abbia fatta salire lei, ci suggerisce di sporgere denuncia per evitare che torni.

Così facciamo.

Raggiungiamo la centrale di polizia, raccontiamo l’accaduto e l’agente prende il libro con le foto segnaletiche, lo apre e chi ti vedo lì in bella vista? Il tizio dello scontro verbale di qualche sera prima.

Il resto della giornata prosegue tranquilla senza agitazioni.

La sera al solito locale con la solita birra, la ragazza tenutaria ci dice di stare tranquilli perché ha mandato via l’isterica e che non sarebbe tornata fino a quando noi saremmo rimasti lì.

Ma lei come faceva a sapere ciò che era successo?

Mi sorge il dubbio che ci stiano tenendo d’occhio. Il mio amico nemmeno se lo chiede, per lui è solo paranoia.

Dopo un po’ sopraggiunge la stanchezza, ma l’amico invece è su di giri, vuole restare lì ancora un po’. Insisto per rientrare in albergo ma senza successo, così io raggiungo il mio letto mentre lui resta al locale.

Dopo un’oretta lo sento rientrare, non è da solo. Fingo di dormire, ma sento tutto.

Il mattino successivo mi sveglio, saluto la ragazza di turno, l’educazione è fondamentale in ogni circostanza, l’allupato si sveglia ma gli fa male la testa.

Io mi preparo e scendo in spiaggia mentre lui resta a letto, ma insiste che con me venga pure la ragazza.

Andiamo in spiaggia, ma dopo poco risaliamo in camera preoccupati.

Sta sempre peggio, si sforza di alzarsi e scendere al mare con noi, dopo dieci minuti torna in camera.

All’inizio pensavo fosse post sbornia ma adesso è chiaro a me e alla giovin fanciulla che è stato drogato, con cosa nessuno dei due lo sa, l’unica cosa certa è che ha bisogno di un medico.

Ce n’era uno a un centinaio di metri dall’albergo, ce lo portiamo.

Non so cosa il dottore gli abbia dato, quello che so è che è entrato con le sue gambe ed è uscito che non si reggeva in piedi, per tornare in camera abbiamo dovuto chiamare un taxi.

Ci sono voluti tre giorni affinché stesse meglio, nel frattempo la ragazza, nonostante facesse quella professione, gli è sempre rimasta accanto senza chiedere un solo centesimo.

Finalmente ripresosi la ragazza torna alla sua vita, ma prima si scambiano i numeri di telefono e una volta tornati so per certo che si sono sentiti un paio di volte.

Per noi non è finita.

Dopo qualche giorno veniamo fermati da alcuni ragazzi che ci dicono di conoscere un locale un po’ fuori mano ma carino dove ci sono ragazze e bla bla bla.

Io non mi fido, soprattutto dopo quello che è successo, il tontolone invece si lascia convincere e a me non rimane altro da fare che andare con lui, two is meil ke one.

Saliamo sui motoconchi che sono i taxi dominicani, in sostanza dei motorini che ti portano dove vuoi. Una volta ne vidi uno con quattro persone più l’autista, nessuno aveva il casco.

Raggiungemmo il locale che definire bettola non rende l’idea, si avvicinano due ragazze, offriamo loro da bere e cominciamo a chiacchierare, dopo dieci minuti ci dicono che è meglio andare via da lì perché non è sicuro. Io capisco la situazione, l’altro no e vuole restare, ma riesco a convincerlo.

Risaliamo sui motoconchi e raggiungiamo l’albergo.

Il mattino dopo le ragazze se ne vanno e noi andiamo in spiaggia.

Ci sdraiamo beati al sole, le palme, la sabbia, il caldo, viene sete, il chiosco.

Mentre ci sta preparando due caipiriña ci sentiamo dire dal gestore “voi due ieri sera avete rischiato di farvi ammazzare”.

Non so come sia riuscito a trattenermi dal tirare un cazzotto al mio amico, in compenso ho avuto la certezza che ci stessero tenendo d’occhio.

Il pomeriggio arriva il fratello incazzato nero che ce ne dice non so quante, ma non è solo, con lui c’è la nostra guardia del corpo. Da allora ovunque andiamo siamo seguiti dal cagnolino che ha una particolarità piuttosto singolare per un bodyguard, è ubriaco 25 ore su 24. Ci caracolla dietro, mezzo storto, dura quattro o cinque giorni e poi sparisce, ma ormai anche la nostra vacanza volge al termine e da allora fila tutto liscio.

Fra tutti questi colpi apoplettici mentre il mio compagno d’avventure ne passava di ogni io scoprivo l’American Bar.

Stava sulla stessa strada dell’albergo, pochi metri più in giù. Dato che io mi alzavo prima essendo mattiniero per non restare in camera girandomi i pollici aspettando che si svegliasse, presi l’abitudine di fare due passi.

Il mattino il lungomare è deserto, perché lì si vive la notte, passo davanti all’American e lo vedo aperto, ci entro, era deserto tranne la donna delle pulizie, chiesi se fossero chiusi e lei mi rispose di no e che mi avrebbe servito lei. Mi siedo, ordino caffè, una brioche e un succo di frutta, ma lei capisce male e mi porta della vera frutta che lì è tutta un’altra cosa, mango, banane, un tripudio.

Da quella mattina presi l’abitudine di andarci ogni giorno, poi tornavo in camera, aspettavo il risveglio del dormiglione e andavo insieme a lui a fare una seconda colazione.

Al ritorno ai miei non dissi nulla di ciò che avevo passato, avrei causato loro un infarto, ma il ricordo è sempre rimasto indelebile.

 

Immagine generata da AI

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