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Avventure ai Caraibi

    Dopo trent’anni è giunto il momento di raccontare le mie avventure a Santo Domingo. Avevo un collega con un fratello che stava sull’isola caraibica con la moglie e i figli e un’estate mi convinse ad andarci ospite del fratello. Quando qualcuno ti invita ai Caraibi che fai, dici no? Sia mai. Quindi fai il passaporto, prenoti il volo e parti. Due ragazzi, sani, con gli ormoni al posto giusto, il sole, il mare, le palme, tutto faceva presupporre ad una vacanza da sogno. Non è stato propriamente un sogno, neppure un incubo sia chiaro, diciamo un sonno agitato. Arriviamo a Santo Domingo che è sera tardi e dato che la casa del fratello è distante dall’aeroporto facciamo tappa da un amico a cenare per poi raggiungere finalmente l’abitazione. Vista l’ora tarda appena arriviamo andiamo a dormire nella nostra camera che stava di fianco alla cucina. Il mattino verso mezzogiorno vengo svegliato da alcune voci concitate, mi alzo, apro la porta della camera e davanti ...

Cambiare si deve

Abbiamo i peggiori politici d'Europa sintomo di un paese malato che non riesce ad uscire dal loop di autodistruzione in cui è caduto anche se, fra mille difficoltà, qualche cosa sembra cambiare. Il pericolo è che il cambiamento arrivi troppo tardi, nel frattempo migliaia di famiglie rischiano di cadere nella povertà a causa del covid mentre la classe politica autoreferenziale si concede sempre più privilegi. Fare paragoni non è facile eppure la situazione è simile a quella della Francia prima del 1789, ovviamente con i dovuti distinguo. Una mia amica sostiene che un paese per diventare maturo deve passare tre dittature e tre rivoluzioni, una dittatura l'abbiamo superata più o meno, qualcuno dice anche una seconda, ci mancano le rivoluzioni. Nel paese sembra tutto calmo eppure si ha l'impressione che sia come la brace che cova sotto la cenere pronta ad incendiarsi se tira un soffio di vento. E' una situazione che non può continuare, prima o poi si deve cambiare o in maniera pacifica e democratica o in maniera meno pacifica e democratica. La prima via è percorribile solo se gli italiani prendessero coscienza dell'insipienza dei nostri politici, cosa piuttosto improbabile visto l'analfabetismo politico del popolo italiano, più facile sarebbe una reazione di pancia, quindi una reazione figlia della rabbia, della paura, del disagio che può portare ad un paese migliore solo se è preludio alla presa di coscienza di cui parlavo sopra, altrimenti avremo sostituito degli inetti con altri inetti. L'Italia è un grande paese, il guaio è che gli italiani non lo sanno. Se avessero coscienza della grandezza italiana non voterebbero certi personaggi fatti di niente, più vuoti di un guscio d'uovo rotto. L'italiano deve anche rendersi conto che l' "io" non porta a nulla, solo il "noi" può farci crescere. L'individualismo va bene, ma fino ad un certo punto, il "noi", un "noi" inteso come paese, come popolo, come nazione è l'unico mezzo per sbloccare questo paese arrugginito e metterlo di nuovo in funzione. I personalismi, le corporazioni, fanno solo danno e tanto.

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